Resoconto dell'incontro sulla riforma scolastica



Il 27 ottobre 2008 l’associazione “Comitato dei Genitori” di Pontedell’Olio in collaborazione con l’analoga associazione bettolese “ Bettola Cammina” ha organizzato presso la Sala Consiliare di Ponte dell’Olio un importante evento informativo dal titolo
“La riforma della scuola: cosa significa per i nostri figli?”
Obiettivo della serata è stato quello di fornire informazioni obiettive sui contenuti della riforma Gelmini e, quindi, comprenderne gli effetti concreti nelle nostre scuole.
Con l’abile coordinamento di Gianni Trioli, neo presidente del Comitato Genitori, l’incontro ha avuto come principale relatore Triani PierPaolo, Professore Associato di Didattica Generale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, che ha illustrato i principali contenuti del “Decreto Gelmini”, evidenziandone note positive, aspetti critici e i molti “punti aperti” rispetto ai quali la riforma rimanda a successive disposizioni legislative. Accanto al prof. Triani, anch’essi nelle vesti di relatori, hanno partecipato i dirigenti scolastici degli Istituti Comprensivi di Pontedell’Olio e Vigolzone (prof.ssa Marotta) e di Bettola (prof. Fogliazza).
All’evento sono intervenuti numerosi genitori ed insegnanti delle scuole di Pontedell’Olio, Vigolzone e Bettola che hanno contribuito ad animare un interessante dibattito conclusivo.
La presentazione del prof. Triani è iniziata illustrando il contesto normativo in cui il decreto Gelmini s’inserisce ed in particolare, l’articolo 64 della Legge N°133/2008 che prevede già sia l’entità dei tagli sia indicazioni sulla razionalizzazione dei piani di studio e sulla riorganizzazione della scuola primaria, il disegno legge Aprea, ancora in discussione, che contiene radicali cambiamenti nell’assetto delle istituzioni scolastiche sia dal punto di vista dello stato giuridico, sia nelle forme di reclutamento dei docenti, e il piano programmatico contenuto nel decreto 154 recante indicazioni circa la revisione degli ordinamenti scolastici, la riorganizzazione della rete scolastica, la razionalizzazione ed efficiente utilizzo delle risorse umane delle scuole.
Successivamente sono state evidenziate le principali “preoccupazioni” che hanno indotto il Governo a adottare le risoluzioni contenute in tali testi: ricondurre la scuola all’obiettivo primario della formazione integrale delle persone, accrescere la credibilità della scuola agli occhi delle nuove generazioni, ridimensionare l’eccessivo tecnicismo pedagogico e amministrativo e soprattutto ridurre i costi del sistema scolastico.
Se da un lato, secondo il prof. Triani, queste preoccupazioni sono assolutamente condivisibili e non vanno banalizzate, dall’altro occorre chiedersi se e in che misura le strade intraprese tengano conto dell’attuale sistema, della sua storia e differenziazione interna (territorialità ed autonomia) e, ovviamente, se risolvano veramente i nodi senza generare circoli viziosi.
Il prof. Triani ha illustrato i principali articoli del decreto Gelmini relativi alla riabilitazione del ruolo dell’educazione civica, del voto in condotta e al ritorno del voto in decimi, giudicati dal prof. Triani sostanzialmente positivi benché le modalità effettive d’applicazione siano rimandate a circolari successive. Perplessità tuttavia sono state rilevate rispetto all’utilizzo del “solo” voto in decimi, previsto per la valutazione degli alunni nella scuola secondaria, ma ritenuto non esaustivo se non accompagnato da un giudizio analitico, nonché la richiesta di una votazione almeno sufficiente in tutte le discipline per la scuola secondaria per l’ammissione alla classe successiva che potrebbe portare all’utilizzo di alcuni 6 “forzati”.
L’articolo più importante del decreto Gelmini è senza dubbio quello che prevede che le istituzioni scolastiche costituiscano “ulteriormente” classi funzionanti con un unico insegnante su 24 ore settimanali. Ciò potrebbe significare che si privilegia tale forma rispetto ma accanto alle attuali. La riproposta della centralità del maestro unico sembra una risposta a problemi condivisibili quali la sostenibilità economica e l’eccessiva frammentazione della didattica. Secondo il prof. Triani i rischi maggiori di queste scelte potrebbero essere invece, la generalizzazione di una proposta rispetto alle differenze e alle peculiarità territoriali, l’insufficienza di una sola figura rispetto alle attuali dinamiche sociali e la poca attenzione alla personalizzazione (punto cardine della riforma Moratti) difficilmente attuabile in 24 ore con mediamente 28 bambini per classe
Un problema da non sottovalutare sembra essere anche quello della preparazione del docente unico soprattutto sulla lingua inglese, ma anche sulle materie non insegnate negli ultimi anni.
Secondo il prof. Triani, mentre la scelta del modello pedagogico non può discendere da considerazioni meramente economiche, tuttavia è indispensabile chiedersi quale “qualità per tutti” della scuola sia oggi sostenibile. Altro aspetto sottolineato dal prof. Triani riguarda il consolidamento del percorso di autonomia intrapreso dalla scuola, la cui importanza potrebbe valere anche rispetto alla scelta del modello didattico più adatto alle peculiarità locali. Altrettanto importanti sembrano essere la formazione iniziale e permanente dei docenti, particolarmente critica nel caso del maestro unico, e la determinazione e centralizzazione di meccanismi e criteri di valutazione delle scuole e dei docenti, strumenti che potrebbero innescare un processo virtuoso di incremento della qualità dell’insegnamento.
Triani ha infine posto l’accento sulla necessità di garantire stabilità e chiarezza al sistema scolastico sia per le famiglie che per i docenti che non traggono beneficio dall’essere continuamente travolti da nuove riforme.
L’intervento dei dirigenti scolastici degli istituti comprensivi di Pontedell’Olio e Vigolzone e di Bettola ha cercato di valutare i possibili effetti della riforma sulle nostre scuole.
Parlando della situazione di Bettola, il Preside Fogliazza ha sottolineato come non dovrebbe essere in discussione l’autonomia dell’istituto, essendo il numero d’alunni molto vicino alla soglia necessaria prevista per le zone di montagna (300 alunni, l’anno prossimo a Bettola dovrebbero essere 290); si è mostrato inoltre ottimista sulla possibilità che i regolamenti attuativi del decreto prevedano, a parità d’organico, l’autonomia di decidere il modello didattico più appropriato.
Il preside Fogliazza ha inoltre espresso un giudizio molto positivo sull’articolo 5 del decreto Gelmini che prevede l’adozione dei libri di testo per 5 anni nelle scuole elementari e per 6 anni nelle scuole medie, provvedimento che dovrebbe ridurre i costi delle famiglie per il materiale scolastico.
Altro elemento positivo è, secondo il preside Fogliazza, il fatto che si preveda che il 30% del denaro risparmiato grazie ai tagli sia destinato alla valorizzazione degli insegnati meritevoli, accrescendone motivazione e dignità economica e sociale.
Più critica è apparsa l’opinione della preside Marotta, che vede nell’adozione del maestro unico una limitazione alla realizzazione dell’autonomia scolastica. Le 24 ore insegnate dal maestro unico sono ottenute, infatti, dalle attuali 22 ore d’insegnamento e dalle due ore oggi dedicate alla programmazione, ore in cui, secondo la preside Marotta, gli insegnanti hanno la possibilità di cooperare, comunicare e condividere le proprie competenze, attività indispensabili per l’effettivo raggiungimento dell’autonomia scolastica.
La preside, rilevando come il modello didattico del maestro unico preveda il passaggio da 3 insegnanti operanti su due classi ad un totale di 2 insegnanti per due classi (uno per ogni classe), ha espresso preoccupazione per la qualità dell’insegnamento legata alla preparazione del docente unico nelle materie non tradizionalmente insegnate in particolare per la lingua inglese (il decreto prevede corsi d’aggiornamento di 150-200 ore ritenuti dalla preside insufficienti per insegnare una lingua straniera)
Altro punto critico potrebbe essere la reale possibilità di accogliere le eventuali richieste delle famiglie per un modulo didattico diverso di 27, 30 ore e tempo pieno che dovrebbe essere finanziato, in caso d’insufficienza d’organico, con i fondi d’istituto non sempre disponibili. Secondo la preside, tuttavia, il problema non dovrebbe essere particolarmente critico per le nostre scuole, almeno per i primi anni, grazie ai fondi elargiti dai comuni ed alla presenza di personale docente piuttosto giovane che dovrebbe posticipare la riduzione d’organico.
La riuscita della serata, testimoniata dalle numerose e positive impressioni raccolte, ha rilevato l’attenzione della comunità locale ed in particolare dei genitori verso iniziative che possano “informare” e formare, stimolando numerose nuove adesioni all’associazione e affrancando il “comitato” nel perseguimento dei suoi obiettivi.
Articolo a cura di Manila Bergonzi.


Nessun commento: